Tag: crescita psicologica

Un nuovo anno

Un nuovo anno

Lascia stare il passato Tutto quello ormai é stato Come un pane avanzato Indurito Ammuffito A che serve? Nel futuro Trovi quello che impasti adesso Per questo impegnati nell’ora Nel qui di una farina nuova Che deve ancora lievitare   Libro di Poesie

Cosa vogliono dirci le fiabe?

Cosa vogliono dirci le fiabe?

Avete presente il lieto fine? “E vissero per sempre felici e contenti”. Cosa vogliono dirci le fiabe? Da anni leggo e studio le fiabe, i loro significati. A COSA SERVONO LE FIABE Le fiabe possono aiutare a comunicare temi delicati o complessi. Aiutano a capire 

Primi passi – un viaggio di consapevolezza – l’importanza di una sana narrazione di sé

Primi passi – un viaggio di consapevolezza – l’importanza di una sana narrazione di sé

Una volta iniziato il viaggio in questo mondo, una delle prime tappe è sicuramente iniziare a compiere delle azioni, o meglio, ancora prima, cercare di capire quali azioni possiamo compiere.

Ci troviamo davanti a tantissime possibilità ma non tutto sarà alla nostra portata. Questo è vero da più e più punti di vista.

I primi passi di un bambino

Da un punto di vista materiale pensiamo alla nostra primissima infanzia a quando ci siamo sforzati per muovere i primi passi, a volte i bambini vorrebbero forse fare più di quello che sono sul momento equipaggiati per fare, ma devono necessariamente fare i conti con i loro limiti e appoggiarsi, fare passetti piccini, rialzarsi da terra spesso, farsi portare per mano etc. Non possono certo incominciare saltando anche se magari vedere un bimbetto più grande che saltella può far venire voglia anche a loro di saltare!

Primi passi un po’ più avanti

Nella vita ci ritroviamo più volte a compiere “primi passi”. Quando iniziamo un nuovo ciclo di studi, un nuovo lavoro, quando entriamo per qualche motivo in un ambiente nuovo. In ciascuna di queste situazioni ci troviamo a dover muovere dei “primi passi”. Si tratta di situazioni in cui è necessario saper valutare le proprie risorse, capire quali sono adeguate e cercare di utilizzarle al meglio. Ci mette un po’ alla prova, si procede per prove ed errori e si aggiusta il tiro. Si diventa via, via più bravi a mano a mano che facciamo esperienza e capiamo cosa è più adeguato alle nostre inclinazioni.

Nelle carte arriva il mago

Nei tarocchi che rappresentano attraverso immagini molto simboliche un vero e proprio percorso di consapevolezza, dopo che con un “botta da matto” è stato avviato il percorso di consapevolezza, la tappa successiva è quella del mago.

I mago è una carta dove ci si trova davanti ad una tavola piena di attrezzi. Si sta fermi a valutare le proprie competenze pratiche. Cosa fare? Quale azione intraprendere? Prendere consapevolezza delle proprie attitudini è un passo necessario lungo la via della consapevolezza. Uno dei primi tasselli nella costruzione della coscienza di sé.

Cosa accade dopo il “C’era una volta” nelle fiabe?

Veniamo introdotti alla storia attraverso descrizioni, fisiche magari o anche di abilità dei personaggi che quindi a poco a poco si delineano, prendono vita, prendiamo coscienza di loro, di chi sono, di come sono, di cosa fanno.

Appena si avvia la storia tuttavia i personaggi sono in un certo punto della loro vita, sono caratterizzati a un certo modo. Lungo la storia avranno modo di affrontare prove, cambiamenti, diventare. Insomma ci sarà un’evoluzione rispetto al momento iniziale.

Così è lungo il cammino della nostra vita. Così è un percorso di consapevolezza. Sulle prime non sappiamo bene chi siamo, cosa vogliamo fare. È necessario tempo per agire, sbagliare, progredire, conoscersi.

Via, via, a piccoli passi, si costruisce la propria identità, o meglio diventiamo consapevoli di come siamo e possiamo lavorare per diventare a pieno noi stessi.

Un percorso è una storia da narrarsi

Quando percorriamo la vita con consapevolezza la nostra evoluzione avanza. Molto importante è la narrazione che facciamo a noi stessi. Come ci raccontiamo quello che ci accade?

Ma che vuole dire COME ce lo raccontiamo?

Vuole dire che la realtà non è mai un fatto oggettivo. Ciascuno di noi percepisce la realtà dal suo personale punto di vista soggettivo fatto dalla storia personale e dalle caratteristiche individuali.

Anche quando abbiamo davanti un numero di oggetti, l’oggettività della quantità di perde ad esempio della percezione soggettiva del poco o del tanto che dipende dalla singolarità di ciascuno. Una casa di settanta metri quadri per qualcuno è modesta, per un altro una reggia!

La narrazione interiore dà forma alla propria realtà

È importante fare attenzione a cosa percepiamo a come ce lo auto-narriamo. Perché sarà quella narrazione interiore a farci compagnia nel tempo. A strutturarsi dentro di noi. A dare forma ai nostri successivi pensieri. Se ci abituiamo a narrazioni nefaste, ne seguiranno pensieri negativi.

La nostra mente ha bisogno sempre di pensare a qualche cosa e imbocca più spesso strade già percorse.

Soprattutto quando abbassiamo la guardia, quando ci stiamo per addormentare. Ecco che in quei momenti la mente per tenersi occupata, cosa di cui come detto tende ad avere sempre bisogno, imbocca le vie mentali più battute che tornano ad affacciarsi e a corroborarsi.

I pensieri corrosivi pre-sonno

E le nottate possono diventare difficili se sono pensieri bui a farci compagnia. Se sono pensieri negativi legati ad altrettanto negative narrazioni della realtà che abbiamo costruito dentro di noi, allora saranno questi i pensieri che interverranno più spontaneamente.

Tutto questo può essere cambiato.

Anche a questo serve un percorso di consapevolezza. A cambiare narrazione di sé. A cambiare la storia più importante di tutte, la propria storia.

E tu a che punto sei del tuo cammino di consapevolezza? Come ti stai raccontando?

Se hai perso la prima parte del viaggio

TAPPA INIZIALE – IL MATTO – L’EROE AI SUOI INIZI – IL C’ERA UNA VOLTA

TAPPA INIZIALE – IL MATTO – L’EROE AI SUOI INIZI – IL C’ERA UNA VOLTA

Ho iniziato a pensare alla vita in maniera diversa negli ultimi tempi. M’appare sempre più chiaro quanto le storie siano veicolo di comprensione e di crescita. Ciascuno di noi compie un viaggio in questo mondo. Un viaggio iniziatico paragonabile alle parti di un racconto, alle 

Donne e Fiabe – Jessica e Bella

Donne e Fiabe – Jessica e Bella

Torno a parlare di donne e fiabe. Lo faccio, come ho già scritto nel post di Silvia e Alice, con la consapevolezza che ogni storia di vita sia proprio come una fiaba, tracci un percorso evolutivo, prove da superare, magari tanti lieto fine intermedi che 

Donne e fiabe – Alice, Dorothy e Silvia

Donne e fiabe – Alice, Dorothy e Silvia

Questo nuovo anno trovo il coraggio per tirare fuori dal cassetto un progetto che riposa da un po’: Donne e fiabe.

Si tratta di un’idea nata qualche anno fa, riflettendo sulla psicologia delle fiabe, sui significati che trasmettono e che mi hanno permesso di crescere.

Come afferma Bateson:

“Noi pensiamo per storie perché siamo costituiti da storie, immersi in storie, fatti di storie”

allora la mia storia, come una fiaba, traccia un percorso evolutivo, prove da superare, magari tanti lieto fine intermedi che diventano ogni volta nuovi incipit.

Le storie delle persone come le fiabe hanno qualcosa da dire, da trasmettere.

Le fiabe sono storie universali, nelle storie delle persone in qualche modo si possono rintracciare aspetti di fiabe?

Questa idea mi piace.

Magari in fasi diverse della vita ci ritroviamo a sentirci un po’ Cenerentola o Cappuccetto rosso, altre volte possiamo essere un po’ Alice o Dorothy, capire la simbologia del personaggio può aiutarci a capire meglio noi stesse.

Così ho preso questa idea e me la sono tenuta per un po’ in tasca, aspettavo di capire cosa farne.

L’ho usata nelle consulenze, quando esercitavo come psicologa, spesso le fiabe mi hanno aiutata a comprendere e a dire parole utili a chi si rivolgeva a me per dipanare una matassa.

Mi sarebbe piaciuto potesse essere la rubrica di una rivista che mi piace e che leggo da quando ero un’adolescente, ma non è stata accolta. Resto fiera di me per aver avuto il coraggio di proporla e sono grata al direttore che ha trovato il tempo di leggermi e rispondermi.

Ora la prendo e ne faccio un contenuto speciale per questo spazio virtuale che parla proprio di fiabe e di psicologia.

La prima intervista per “Donne e fiabe” è con l’autrice di ROMA03, Silvia Lombardo, che mi ha accolto nel suo bel progetto rivolto alle neo-famiglie.

Per prima cosa ho chiesto a Silvia di raccontarsi, rivolgendole il domandone per eccellenza, CHI SEI?

La prima domanda di ogni intervista che, se uno la prendesse sul serio, aprirebbe mondi o ti metterebbe inevitabilmente in crisi.

Mi chiamo Silvia Lombardo, sono nata in una data che a dirla fa anche ridere, il sette sette settantotto, sotto il segno del cancro ascendente bilancia, per quelli che fanno “Ohhhh” quando gli dico questa cosa. Mi chiedo ancora perché.

Oggi sono io, dopo quasi 43 anni. Anzi, non ancora del tutto.

Per troppo tempo, seguendo i consigli degli altri, sono stata un compromesso fra me stessa e quello che si aspettavano da me: uno strano ibrido, direi, che stava bene ovunque e in nessun posto.

Poi ho preso coraggio e dopo i 30 anni ho cominciato a diventare me stessa, partendo dalla Scuola Holden di Alessandro Baricco, dove mi sono diplomata in scrittura e storytelling abbandonando una laurea in sociologia a 5 esami dalla fine.

Il rimpianto? Avrei voluto essere più coraggiosa e cominciare fin da subito a intraprendere la mia professione nel campo della scrittura e della recitazione, ma fa niente: magari avendo riflettuto più a lungo avrò una carriera scoppiettante in vecchiaia.

Per capire meglio una persona, è determinante sapere COSA FA, proprio questa è stata la seconda domanda:

Nella vita di mestiere possiamo dire che racconto storie. Non sono una romanziera, ma mi piacciono le storie vere che vanno da quelle che ci sono magari dietro ad un negozio speciale, una boutique artigiana fino ai due lavori più grandi che ho fatto nella mia vita: un film autoprodotto contro il precariato e 14 anni di ricerca, con la produzione di due spettacoli e un documentario, sulla musica scritta nei campi di concentramento durante la Seconda Guerra Mondiale, raccolta da un incredibile musicista pugliese, Francesco Lotoro.

Direi, quindi, che da quando sono nata la mia caratteristica principale è lo stupore per le storie di persone straordinarie, cominciato coi racconti di guerre delle mie due nonne: ho capito che la persona che ti prepara pane al pomodoro può anche essere sopravvissuta a una guerra e aver compiuto atti di generosità e coraggio.

E poi, come nei CV, snoccioliamo Hobby e Passioni: adoro mia figlia, che è figlia unica ma ne avrei fatti 10 potendo, adoro usarla come scusa per giocare ancora nonostante l’età, adoro cucinare, leggere, suonare il piano e ricamare a punto croce. E amo visceralmente i bei documentari sulle persone.

La risposta che amo però è quella che riguarda il personaggio fiabesco preferito, ecco cosa mi ha detto Silvia:

Non ho dubbi: ho sempre amato Alice nel Paese delle Meraviglie, laddove tutte le bambine amavano le principesse. Perché Alice era un po’ persa come me e perché, soprattutto, “Alice spesso si dava degli ottimi consigli, ma poi li seguiva raramente”

Sono brava, quindi, nel darmi consigli, ma dal momento che il mondo ti dice che devi esser razionale rimpasto tutto con una finta razionalità che cerco di leggere nel mondo e che proprio non mi appartiene. E faccio pasticci, quando poi anni dopo capisco che d’istinto sarei andata meglio assai.

È quello che sto cercando di insegnare a mia figlia, perché voglio scoprire chi è e chi diventerà e voglio accompagnarla in questo viaggio. Ciò non significa fare le cose in modo insensato: Alice finisce in un mondo di veri pazzerelli e ciò le fa scoprire punti di visti nuovi. Schiacciata fra il mondo razionale dei normali e il mondo di quelli senza un venerdì, comprende di essere “una sana via di mezzo” e che ragionare con la propria testa non è così male.

Il mondo fa di tutto per dirti “Ehi, quella è la strada per la felicità”, ma visto che per ciascuno la strada è diversa, ciascuno di noi è l’unico che possa costruire la propria strada di mattoni d’oro (un pizzico di OZ mettiamocelo, no?)

Alice, Dorothy e Silvia

Molto Alice e un po’ Dorothy. Ecco come si sente Silvia. Due personaggi che intraprendono un viaggio fantastico in luoghi per certi versi pieni di magie, a tratti anche spaventosi. Luoghi che fanno sentire lontano da casa, sperduti, ma anche immersi in situazioni magiche che servono a capire meglio chi siamo e quel che ci sta accadendo nella vita.

PERCORSI IRRAZIONALI

Alice si ritrova in un mondo in qualche modo “al contrario” dove le lepri prendono il tè e i bruchi fumano rifilando consigli poco chiari e molto saggi. Nulla sembrerebbe seguire le logiche della razionalità. Proprio questo è quello che Silvia in parte lamenta di sé, dare troppo poco ascolto all’intuito, nascondendosi dietro alla razionalità per timore, o perché così le è stato fatto capire sia più logico e adeguato fare. Scoprendo poi che l’intuito l’avrebbe aiutata ad arrivare prima e meglio dove voleva.

Allora Silvia-Alice-Dorothy ha bisogno di fare il suo lungo-fantastico-impervio percorso per capire meglio se stessa e a quali risorse di sé attingere per la sua crescita.

Alice e Dorothy non capiscono subito, non succede mai nelle fiabe, forse questo è proprio l’insegnamento fondamentale di ogni storia, antica o moderna: l’importanza del percorso.

Silvia sceglie due narrazioni di mondi magico-strani-surreali. Il suo percorso personale, in cui si sente immersa e di cui alcune cose le ha comprese già, è ancora in corso e le presenta probabilmente ancora situazioni che la portano a sentirsi ora Alice, ora Dorothy. Abbiamo bisogno di percorrere le nostre esperienze, anche più volte le stesse talvolta, prima di capire una lezione importante per la nostra anima e riuscire a creare un cambiamento, un’evoluzione.

RISVEGLI EVOLUTIVI

Alice e Dorothy ci fanno capire quanto possa essere importante compiere anche il più strano-folle-inverosimile dei percorsi prima di arrivare al risveglio.

Già, il risveglio.

Così hanno termine entrambe le storie. Alice e Dorothy si risvegliano, era un sogno.

Si svegliano dal sogno più sagge e compiute.

Diceva Jung:

“Chi guarda fuori sogna, chi guarda dentro si sveglia”.

Per “svegliarsi” e “comprendersi” un viaggio strano-matto-inverosimile, come un sogno o una storia, ci permette di accedere a parti di noi stesse nascoste, sconosciute ma importanti da incontrare e accogliere, da comprendere per crescere, sapersi, evolvere.

Allora Silvia può percorrere il suo sentiero di storie e vita vissuta che si intrecciano e si dispiegano permettendole di apprendere meglio se stessa e la sua storia per crescere e diventare, sempre più, chi è realizzandosi, realizzando il suo scopo nel mondo.

Se ti piace questo progetto di persone, storie e fiabe e vuoi farne parte scrivi le tue risposte: chi sei, cosa fai e che personaggio delle fiabe più senti vicino a scrivimi@tizianacapocaccia.it

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Una fiaba per parlare dell’importanza di impegnarsi per trovare il proprio posto nel mondo

Una fiaba per parlare dell’importanza di impegnarsi per trovare il proprio posto nel mondo

Oggi ti parlo di una fiaba per parlare dell’importanza di impegnarsi per trovare il proprio posto nel mondo. È una fiaba a cui tengo davvero tanto, è la prima fiaba che ho scritto, da grande, con cognizione di causa sullo scrivere.

Così coglierò anche l’occasione per raccontarti perché scrivere fiabe è davvero una bella e buona idea.

Perché scrivere una fiaba

La fiaba è una rappresentazione del sé, nella sua interezza, con tutte le sue sfaccettature.

Aiuta, grazie al poter porsi in un tempo e uno spazio lontani dal presente, e al poter usare metafore per esprimere quel che abbiamo dentro.

Nelle fiabe riusciamo a far emergere anche quello che non ci è immediatamente chiaro.

Ci aiutano a conoscerci meglio, a chiarire un qualcosa che ci turba.

Più di tutto allargano la nostra mente verso il lieto fine. Quest’ultimo è un aspetto davvero molto importante.

Come fare?

Lasciati andare. Prendi e scrivi. “C’era una volta…” senza stare troppo a pensare. Lascia fluire.

Se non ti riesce proprio ecco qua per te un piccolo esercizio per provare:

Un gioco interessante che si può fare è usare tre elementi. Il gioco consiste nel pensare a un animale preferito, un luogo che piace, un’attività che si ama, poi, con questi tre elementi, costruire una breve storia.

Naturalmente, si possono fare tutte le variazioni che si desiderano, possiamo pensare al cibo preferito, al colore che ci piace di più, ad un mestiere e via con la fantasia.

Certo, anche la tipologia di elementi che scegliamo, potrà in seguito dirci qualcosa di come eravamo, come ci sentivamo, al momento in cui ci siamo cimentati con la storia che abbiamo creato.

La mia prima fiaba

Tornando alla fiaba di cui ti parlo oggi, si tratta di una favola dove due animali, senzienti e parlanti, affrontano delle rocambolesche avventure.

Uno si chiama Valente è un piccolo serpente molto intraprendente, l’altro si chiama Marino ed è un pappagallino, più schivo e timoroso.

I due personaggi sono aspetti di me, il pappagallino è un lato di me più dolce, più insicuro, che si potrebbe arrendere di fronte alle difficoltà, per fortuna c’è anche l’aspetto del Serpente Valente, che è il lato di me che sa essere tenace e che non mi fa mollare, ma mi incita a tentare ancora magari modificando via, via i miei obiettivi in base alle esperienze fatte.

È la fiaba dell’aspirazione, della volontà alla realizzazione personale, che mi ricorda e invita a non arrendermi di fronte alle difficoltà!

Qui puoi ascoltare la fiaba

Se vuoi scaricare gratuitamente l’ebook di questa fiaba, la trovi nella mia fiaboteca.

La felicità delle piccole cose

La felicità delle piccole cose

La felicità delle piccole cose è la più vera.   Credo che abbia molto a che fare col restare in contatto con la propria bambina interiore. Quella là che ci vuole fare proprio perdere tempo, voltarsi e fermarsi a guardare una lumachina che le ricorda