Cose che ho imparato come psicologa e che mi sono rimaste dentro formandomi non come professionista ma come essere umano.
Ci sono alcune cose che ho imparato come psicologa e che mi sono rimaste dentro formandomi non come professionista ma come essere umano.
Diceva qualcuno che la conoscenza si può distinguere in sapere, saper fare e saper essere. Spesso puntavo l’attenzione solo sul saper essere come conoscenza più importante e profonda. Oggi non so più se sia una distinzione così netta e quale sapere sia più importante davvero. Le informazioni che conosciamo e le cose che sappiamo fare sono importanti, forse sono passi precedenti all’impronta del diventare parti di noi, saperi del nostro essere.
Oggi te ne condivido alcuni.
Ascoltare la pancia.
Una psicoterapeuta che è stata mia insegnante non faceva che mettere nei suoi discorsi la pancia, ascoltare la pancia. Qualcuno ricordo che in proposito si arrabbiava perché lo trovava un concetto poco chiaro questo della pancia. Per me invece era chiarissimo e anche se lì per lì, forse ormai vent’anni fa, non avrei saputo spiegarlo benissimo, però lo intendevo. Dopo, in altri momenti, ho studiato il “marcatore somatico”, un qualcosa di fisico, una sensazione che ti guida, quando si dice che qualcosa è “a pelle”. In ogni caso la si voglia mettere, intuito, percezione di qualche vibrazione, fatto sta che quando si “ascolta la pancia” non si sbaglia. Solo che a volte è difficile. Tutto rema verso il raziocinio, ma la mente si sa, come dice anche il nome, mente.
Non sei pronta ma inizi domattina.
Un’altra volta, uno psicoterapeuta ricordo che in più occasioni ci diceva questa cosa. Come a dire che pronti non siamo, finché un atto non lo abbiamo compiuto. Non possiamo sentirlo compiuto in noi, sentirci in tutto e per tutto pronti a compierlo. Per cui anche se non ero pronta, poi molte volte ho iniziato. Scoprendo in taluni casi che pronta non lo ero davvero, ma come avrei potuto saperlo e come avrei potuto porre rimedio se non iniziando a farlo?
Non leggete manuali, leggete storie.
Questo consiglio, chiamiamolo così, mi è sempre arrivato da uno psicoterapeuta incontrato durante il cammino formativo. È stato importantissimo per me. Ha avallato la sensazione che avevo che le storie potevano essere davvero più educative ed evolutive dei manuali. Siamo creature che vivono le proprie storie, si interessano delle proprie e delle storie altrui. Pensiamo e capiamo il mondo attraverso storie. Questo è talmente vero e importante che persino per manipolare e imprimere qualcosa coercitivamente vengono messe in campo delle storie.
Nel dubbio non fare.
Un insegnamento importante ripetutomi tante volte sul campo da uno psicoterapeuta che ho seguito per alcuni mesi ormai oltre 10 anni fa. Allora mi ha permesso di evitare grandi errori e ancora oggi lo fa. Restare fermi. Prendere fiato. Guardarsi i piedi, come quando nel mare se non ci fermiamo i piedi non riusciamo a guardarli, solo se ci fermiamo possiamo capire quanto meno dove stiamo poggiando i piedi. Dove siamo. A volte evitare un errore aiuta più che dovere ripararlo. A volte. Non sempre. Di qui arrivo al prossimo e ultimo apprendimento che oggi ti condivido.
Evita gli assoluti.
Non ricordo se era a proposito dei quiz per la patente o per uno scritto universitario, ma le cose stavano così: evita le risposte dove ci sta scritto SEMPRE e MAI. Perché nella vita le cose non sono né sempre e né mai, ma succedono quando succedono. Ecco perché vale sia che chi fa da sé fa per tre ma che l’unione fa la forza. Che fatto è meglio che perfetto ma che nel dubbio meglio non fare. Dipende. Aveva ragione Jarabe de Palo. Da che punto guardi il mondo tutto dipende.